Cioccolato e crema gianduja, panettone, torrone e biscotti fragranti e profumati…
Anche nel periodo delle feste natalizie mastri cioccolatieri e pasticceri mettono antica tradizione, fantasia e creatività al servizio del Natale e delle festività, per un dolcissimo viaggio nel gusto.
Un viaggio che parte da Torino, capitale europea della lavorazione del cioccolato sin dalla seconda metà del ‘500, passa da Cherasco città dei baci al cioccolato fondente e nocciole (quelle Igp delle Langhe) e poi a Cuneo con i Cuneesi ripieni di rum, (formati da due cialde di meringa che racchiudono una crema un morbido ripieno di crema pasticcera al cioccolato fondente e rum, in un guscio croccante di cioccolato fondente), il bonet, il morbido budino al cucchiaio fatto con cacao, amaretti e rum. Poi gli “Alfierini”, praline con l’effigie di Vittorio Alfieri esclusivi di Asti, mentre a Castellazzo Bormida, in provincia di Alessandria, si trovano gli stuzzicanti canditi alla pera, alla rosa e al pompelmo ricoperti di cioccolato, una sfida golosa anche per chi propende per il “salato”!
E non poteva mancare anche la versione ripiena al cioccolato di un vanto della tradizione dolciaria piemontese: il panettone. Con la sua forma bassa, ricco di burro, tuorlo d'uova, morbida uvetta, delicate scorze d'arancia e cedro candito, ricoperto da una prelibata glassa croccante di nocciole e mandorle. Sono queste caratteristiche a renderlo unico e a distinguerlo dall’omonimo milanese. Culla del Panettone Glassato Piemontese (PAT regionale) è Pinerolo. Con la sua tipica forma bassa, ricco di uvetta, scorze d’arancia e cedro candito, ricoperto da una glassa di nocciole e mandorle si abbina ad un calice di Asti Spumante o Moscato DOCG, Brachetto d’Acqui o Alta Langa, Erbaluce DOGC e Caluso Passito o Caluso riserva DOCG, ma anche di vermouth, omaggio al celebre liquore aromatico e bevanda reale nato a Torino nel 1786 dall’ingegno di Benedetto Carpano.
Una fetta di panettone va accompagnata da un calice di buon vino spumante o brut. E in Piemonte, terra fertile che vanta 17 DOCG e 42 DOC, la scelta non manca. Per l’occasione non si può non stappare una bottiglia di Asti Spumante DOCG o di Moscato. Entrambi nascono dal vitigno moscato bianco, che deriva il suo nome dal latino “muscum” (muschio) per la sua tipica e gradevole aromaticità e si ottengono dai vigneti coltivati nell’area del Basso Piemonte, compresa Asti, Cuneo e Alessandria. Orgoglio dell’enologia italiana, sono diventati patrimonio degli estimatori di tutto il mondo. Appagano il palato di chi adora le “bollicine” (Asti Spumante) o preferisce un gradevole vino bianco non spumante (Moscato). Dalla stessa area, l’Alta Langa DOCG aggiunge un tocco di eleganza alla festa.
E a questo punto, al paniere di specialità dolciarie si può aggiungere anche una buona barretta di “toron ‘d ninsòle”, il torrone di nocciole tipico piemontese. Certo, l’impasto di mandorle e miele era noto sin dall’antichità e in diverse varianti di barre e barrette. Ma in Piemonte sapete che il torrone, nella versione con nocciole è nato da un esperimento di Giuseppe Sebaste? Il giovane pasticcere di Gallo d’Alba che nel 1885 sostituì la nocciola delle Langhe (oggi prodotto IGP), disponibile in abbondanza, alle mandorle, più costose.
La produzione di torrone è tipica anche dell’Astigiano, dove vuole la tradizione che sia stato arrivata ad opera dei cuochi dei Visconti, signori di Milano, che intrattenevano stretti rapporti con i banchieri astigiani. La ricetta tradizionale del torrone d’Asti, così come la conosciamo noi oggi, si deve ad un pasticcere artigiano del luogo, che la ideò verso la fine del ‘700. Il successo della produzione si ebbe a partire dal 1883, quando un suo discendente aprì a Mombercelli un laboratorio per la fabbricazione di torroni utilizzando la ricetta del suo predecessore. Oggi laboratori e pasticcerie dell’Astigiano propongono l’antica versione del tipico torrone friabile, frutto di una lunga preparazione che comincia in estate, con la tostatura delle nocciole, prosegue con la cottura (in media 7 ore e mezza) e termina con il taglio delle barre (originariamente in cassetti di faggio).
Di leccornia in leccornia, vi consigliamo di lasciarvi tentare almeno una volta dalla soffice torta di torrone ricoperta di cioccolato: un’esperienza divina, anche questa tutta piemontese! Non dimentichiamo poi il tronchetto di Natale, un trionfo di cioccolato, panna e crema di marroni, dolce interpretazione del ceppo che un tempo le famiglie contadine mettevano da parte per la Notte di Natale, aspettando la Messa di Mezzanotte. Ad addolcire le giornate invernali c’è anche il Pane di San Gaudenzio, dedicato al santo patrono della città di Novara, festeggiato il 22 gennaio. Pasta frolla di forma rettangolare o rotonda, cosparsa in superficie di di granella di pinoli o nocciole e zucchero a velo, ha un morbido ripieno a base di zucchero, uva sultanina, burro fuso, uova, aromi di vaniglia e limone. Una meraviglia! E che dire dei biscotti? Fragranti come i Bicciolani di Vercelli (aromatizzati con cannella, cacao e chiodi di garofano), i Brutti e Buoni di Borgomanero, i Krumiri di Casale Monferrato, i Canestrelli di Biella o le Margheritine di Stresa, per assaporare tutto l’anno il lato dolce della vita in Piemonte.