Memorie del lavoro e dell’impresa
Antichi edifici di fabbriche, centrali idroelettriche, cartiere, lanifici nei secoli sono stati fonti di lavoro e di ricchezza per interi territori. Il patrimonio di archeologia industriale del Piemonte è vasto e ricco di suggestioni e percorsi da scoprire. Dalle miniere aurifere ai lanifici e cotonifici, dai vari sistemi di mulini che alimentavano gli opifici, dalle fornaci fino alle cave.
In provincia di Verbania i Sentieri dei Minatori si sviluppano toccando luoghi della storia mineraria legata allo sfruttamento dei filoni di quarzo con minerali metallici contenenti oro o argento. Nei pressi di Macugnaga un percorso consente di osservare i resti del villaggio minerario e una serie di cartelli descrittivi racconta le vicende del territorio nel periodo di sfruttamento delle miniere, fino al 1961. A Pieve Vergonte un analogo sentiero porta all’Ecomuseo delle miniere della Val Toppa dove, indossando mantella e casco, è possibile visitare la galleria di scavo. Tra le tante presenti, raccontano la storia di un territorio anche le cave: quella di granito verde e bianco di Mergozzo è protagonista dell’Ecomuseo del Granito, un laboratorio a cielo aperto dove osservare il mestiere dei cavatori di oggi e le tracce delle lavorazioni antiche.
Alcune macchine a vapore impiegate nella filiera della lavorazione del cotone, sono il fiore all’occhiello del Museo dell'Energia di Varallo. Esposte all'interno dell'ex manifattura Rotondi, sono tra le più grandi d’Europa e testimoniano la storia e dell’industrializzazione in Valsesia (VC).
A Galliate, nel Novarese, la Centrale Idroelettrica Orlandi, completamente recuperata e restaurata, è un interessante esempio di archeologia industriale risalente al 1903 che sfrutta un salto del Naviglio Langosco di oltre 3 metri e che è, ad oggi, perfettamente funzionante.
Il Biellese custodisce un ricco patrimonio di siti industriali che raccontano venti secoli di storia di attività tessile: la Strada della Lana che collega Biella con Borgosesia, con l'ex lanificio Trombetta che ospita la Cittadellarte; il lanificio Maurizio Sella con il suo patrimonio archivistico ed iconografico; Casa Zegna a Trivero e la Fabbrica della Ruota a Pray, lanificio ottocentesco. Da citare anche il Birrificio Menabrea, gioiello di archeologia industriale attivo ancora oggi, con il museo e la biblioteca.
Numerosi i siti anche in provincia di Torino. Simbolo dei luoghi che si rigenerano grazie alla loro forza ed energia, è la storia dell’Olivetti a Ivrea, Città industriale del XX secolo sito UNESCO che conserva il complesso di edifici progettato dai più famosi architetti e urbanisti italiani del Novecento. A Torino non si possono perdere le OGR – Officine Grandi Riparazioni ferroviarie rinate come officine della creatività grazie alla riqualificazione e lo stabilimento Fiat Lingotto. Fuori città, da segnalare il Villaggio Leumann a Collegno, nato per i dipendenti del cotonificio tra fine ‘800 e inizio ‘900 e ad Alpignano L’Ecomuseo Sogno di luce di Alessandro Cruto, percorso nella storia dell’opificio che nel 1886 iniziò la produzione su scala internazionale delle lampade elettriche con filamento di carbonio brevetto Cruto. In Valle di Susa il Dinamitificio Nobel di Avigliana conserva i resti monumentali della più importante fabbrica mondiale di esplosivi degli anni ’40 mentre la fucina Col a Condove e l’antica fucina di Bruzolo sono vere testimonianze perfettamente conservate di quello che era il lavoro artigianale dei fabbri fin dal medioevo. Tra gli antichi mulini ad acqua visitabili, il Mulino Varesio di Bussoleno, il Mulino della Bernardina di Giaveno e quello di Bobbio Pellice.
Sempre in Val Pellice, l’Ecomuseo Feltrificio Crumière di Villar Pellice testimonia il ruolo di primo piano dell’industria tessile in questo territorio nei secoli passati.
Particolarmente suggestivo è l’Ecomuseo delle Miniere e della Val Germanasca a Prali, che con il tour “Scopriminiera” consente di percorrere lungo 1,5 km il grande anello sotterraneo adiacente ai cantieri di estrazione di talco.
In provincia di Cuneo spicca l’esperienza del Filatoio di Caraglio, sorto tra il 1676 e il 1678: ex setificio e più antico complesso sopravvissuto in Europa con la caratteristica di presentare in un unico stabilimento tutta la filiera dell’organzino, pregiatissimo filato di seta che veniva esportato per la tessitura principalmente in Francia. Dal 2005 ospita il Museo del Setificio Piemontese, dove è possibile vedere in funzione gli imponenti torcitoi da seta impiegati nella fase di torcitura per migliorare la qualità del filo.
Ozzano, in provincia di Alessandria, conserva invece alcune della più importanti testimonianze architettoniche e tecniche legate alla storia dell'industria della calce e del cemento, qui nata tra il XIX ed il XX secolo: lungo la Valle del Rio Fontanola si concentrano alcuni stabilimenti con i forni, le infrastrutture e le case degli operai. Visitabile anche il Museo dei Minatori e Miniere del Cemento del Monferrato Casalese